Di cosa mi occupo

Terapia Breve Strategica, Consulenza, Training Autogeno, Analisi Transazionale, EMDR… cosa significano?

Il mio approccio terapeutico

Consulenza clinica e Sostegno psicologico
Consulenze di Problem Solving Strategico
Training Autogeno e Autoipnosi

Analisi Transazionale

EMDR


Il mio approccio terapeutico

Che cosa contraddistingue il mio approccio terapeutico

Il mio approccio terapeutico, basato fondamentalmente sulla Terapia Breve Strategica, è un intervento che si distingue per le seguenti caratteristiche:

  • È breve e focale: si tratta di una terapia orientata, inizialmente, all’estinzione dei disturbi presentati dal paziente. Nelle prime dieci sedute viene concordato, congiuntamente con il paziente, un obiettivo concreto di cambiamento. Dopo la decima seduta viene valutata la possibilità di continuare fino al raggiungimento di tale cambiamento, se non ancora raggiunto, o di terminare il percorso nel caso in cui la persona sia soddisfatta del cambiamento avvenuto. Ciò che caratterizza il mio lavoro di terapia è di unire un lavoro sul presente – necessario al fine di aiutare la persona a gestire i sintomi che sono fonte di sofferenza – ad un lavoro attento sugli aspetti più problematici della sua personalità – in genere guardando al passato e a quella che, per ognuno di noi, è la storia o ‘copione’ della nostra vita –, consentendo così di arrivare ad una conoscenza profonda di sé stessi e al raggiungimento di un equilibrio psico-fisico duraturo nel tempo, in tempi relativamente brevi
  • E’ radicale: oltre alla soluzione del sintomo, mira a modificare la rappresentazione che il paziente ha del proprio problema nello specifico e della propria realtà in senso più generale
  • E’ efficace ed efficiente: il cambiamento che si verifica durante il percorso di psicoterapia è effettivo, duraturo e raggiunto in tempi brevi
  • Non è farmacologico ma solo psicologico: tuttavia, per i casi più gravi e complicati, in cui ritengo necessaria anche una terapia con psicofarmaci, invito il paziente ad iniziare, parallelamente alla terapia psicologica, una cura farmacologica con psichiatri di fiducia
  • E’ rivolto a tutti: è indicato in primo luogo per chi soffre di disturbi psicologici fortemente impedenti, ovvero caratterizzati da una sintomatologia acuta (ansia, attacchi di panico, fobie, ossessioni, compulsioni, ipocondria, depressione, disordini alimentari); ma anche per coloro che vogliono intraprendere un cammino di crescita personale, che desiderano acquisire maggiore autostima e fiducia in sé stessi

A quali ambiti si applica la mia terapia

Il mio approccio terapeutico risulta particolarmente efficace ed efficiente nella cura dei seguenti disturbi:

Il Modello di Terapia Breve Strategica

Il modello di Terapia Breve Strategica (TBS) nasce grazie alla ventennale collaborazione tra Paul Watzlawick – scomparso da pochi anni e senza dubbio uno dei maggiori esponenti del Mental Research Institute (MRI) di Palo Alto in California – e Giorgio Nardone, uno dei suoi allievi più noti e brillanti. Insieme fondarono nel 1987 il Centro di Terapia Strategica (CTS) di Arezzo, che prosegue idealmente la tradizione teorica e applicativa della Scuola di Palo Alto.
La Terapia Breve Strategica ha dimostrato la propria efficacia ed efficienza nella risoluzione anche delle più severe e invalidanti forme di patologia psicologia e relazionale dei nostri tempi, come ad esempio quelle legate alle paure, alle ossessioni, al cibo, ma anche ai problemi di coppia e familiari. Per questo essa è oggi un modello di terapia riconosciuto ed esportato ovunque, non solo in Italia ma anche in Europa e nel resto del mondo.

Grazie alla combinazione di pratica clinica e di ricerca psicologica, nel corso di oltre venti anni di esperienza, Giorgio Nardone ha messo a punto presso il CTS di Arezzo specifici protocolli di trattamento, ossia modelli di risoluzione dei problemi psicologici innovativi ed efficaci, costruiti ad hoc per le diverse patologie.

La Terapia Breve Strategica prevede una precisa focalizzazione sui meccanismi che mantengono il problema, garantendo alla persona non solo l’eliminazione dei sintomi in tempi brevi, ma anche la creazione di un nuovo equilibrio funzionale che dura nel tempo, un cambiamento profondo nel rapporto con sé, con gli altri e con la realtà circostante.

In particolare, la Terapia Breve Strategica, come suggerisce il nome, è un intervento terapeutico che elimina in tempo breve i disturbi del paziente mirando a raggiungere un obiettivo concreto di cambiamento, tramite strategie raffinate sempre in accordo con il paziente stesso. Dieci sedute rappresentano il tempo utile per ottenere cambiamenti significativi. L’intervento strategico produce il cambiamento non solo agendo a livello superficiale, limitandosi cioè alla eliminazione o alla riduzione dei sintomi presentati dal paziente, ma operando a livello profondo, dal momento che porta la persona a modificare i suoi precedenti punti di vista, comportamenti e idee disfunzionali, causa della sua sofferenza.

Il terapeuta strategico ottiene ciò focalizzando l’attenzione su ‘come funziona’ il problema nel presente, sui meccanismi che lo mantengono e lo alimentano ‘qui e ora’, e quindi su come poter intervenire effettivamente su di essi.

Tecnicamente, l’obiettivo della Terapia Breve Strategica è quello di interrompere il circolo vizioso di ‘Tentate Soluzioni Disfunzionali’ che mantengono il problema, ovvero di tutti quei comportamenti e quelle reazioni con cui la persona tenta di affrontare le proprie difficoltà, ma che paradossalmente le peggiorano invece di risolverle.

La Terapia Breve Strategica raggiunge tale obiettivo attraverso l’applicazione di tutta una serie di stratagemmi che conducono la persona a modificare i propri comportamenti e le proprie reazioni disfunzionali, arrivando così a modificare di fatto anche le proprie percezioni, idee e prospettive sulla realtà circostante, origine delle sue difficoltà iniziali.

La Terapia Breve Strategica cambia quindi il sistema percettivo-reattivo della persona, consentendole così di costruire un nuovo equilibrio funzionale con sé, con gli altri e con il mondo, e permettendole di gestire la realtà circostante invece di subirla.

Il segreto del successo della Terapia Breve Strategica è racchiuso nel fatto che, per quanto i problemi psicologici siano spesso complessi e persistenti, non per questo la loro soluzione deve essere necessariamente altrettanto lunga, sofferta e faticosa.

Consulenza clinica e Sostegno psicologico

Non sempre è necessaria una psicoterapia; quest’ultima è richiesta per problemi invalidanti che ‘bloccano’ la persona in modo pervasivo, costringendola a vivere una vita che non è più vita. Spesso, invece, le persone si rivolgono allo psicologo/psicoterapeuta anche solo per chiedere una consulenza: avere un consiglio, un confronto o un suggerimento su come comportarsi in determinate situazioni di difficile gestione è il primo passo per superare le difficoltà che in quel momento non ci fanno vivere serenamente.

Altre volte le persone possono rivolgersi allo psicologo/psicoterapeuta per avere un sostegno psicologico: a tutti può capitare di dover affrontare situazioni di vita particolarmente difficili e stressanti. Quando le persone da sole non riescono a trovare le risorse per superare un periodo eccessivamente duro, possono trovare nello psicologo/psicoterapeuta una figura in grado di sostenerla e aiutarla a ritrovare le energie necessarie per la gestione delle loro problematiche.

Frequenti, ad esempio, sono le richieste che provengono da genitori per essere aiutati a gestire un problema con i propri figli, oppure da coppie per superare un momento di crisi. Oppure da persone che si trovano in difficoltà per motivi legati al lavoro e sentono il bisogno di un aiuto esterno; oggi, in effetti, il ‘lavoro’ è sempre più fonte di stress e malumori: o perché lo stesso non c’è – e questo può arrivare a generare situazioni di ansia e depressione – o perché se c’è è eccessivamente faticoso, stressante e impegnativo. La valutazione del rischio stress lavoro-correlato da parte di uno psicologo può essere molto utile per la persona che si trova a vivere questa situazione quotidianamente.

Per problematiche di questo tipo può essere sufficiente un intervento di consulenza o sostegno, interventi che in un numero limitato di sedute – quattro o cinque, con controlli a distanza di tempo – permettono di superare la situazione di ‘stallo’ momentaneo in cui la persona, la coppia o la famiglia si è trovata, facendole recuperare la capacità di gestire efficacemente la propria vita.

Consulenze di Problem Solving Strategico

In alcuni casi il problema presentato non richiede una vera e propria psicoterapia, quanto piuttosto un percorso di consulenza strategica che, utilizzando le tecniche di problem solving strategico, consente alla persona o al sistema di trasformare i propri limiti in risorse attraverso le quali raggiungere i propri obiettivi.

Il Problem Solving Strategico è un metodo efficace di risoluzione dei problemi che si basa fondamentalmente su due aspetti:

  • bloccare le tentate soluzioni disfunzionali che alimentano il problema anziché risolverlo
  • definire degli obiettivi di cambiamento concreti e stabilire i passi necessari al raggiungimento di essi.

Il Problem Solving Strategico viene applicato con successo nei seguenti ambiti di intervento:

  • blocchi della performance in ambito scolastico, lavorativo o sportivo
  • problemi in ambito aziendale e organizzativo al fine di ‘sbloccare’ una situazione disfunzionale all’interno dell’azienda o dell’organizzazione.

Le consulenze in ambito lavorativo e aziendale rappresentano per me un importante settore di interesse in espansione: parallelamente al mio lavoro di psicoterapeuta clinica, infatti, sto acquisendo sempre maggiori conoscenze ed esperienze al riguardo mediante corsi di aggiornamento e perfezionamento.

Training Autogeno e Autoipnosi

Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento e concentrazione ideata dal dottor. Johannes. H. Schultz negli anni ’30 del secolo scorso, a partire dallo studio sistematico delle applicazioni dell’ipnosi.
L’Ipnosi è una condizione mentale caratterizzata da uno stato intermedio tra veglia e sonno, la cosiddetta ‘trance’.

Il Training Autogeno è una forma di autoipnosi, cioè un metodo che, attraverso una serie di esercizi appresi sotto la supervisione del terapeuta, insegna alla persona a indursi lo stato ipnotico anche da sola, allo scopo di raggiungere una condizione di rilassamento profondo grazie alla quale ritrovare il proprio benessere psico-fisico.

Corpo e mente sono strettamente intrecciati. Per questo i disturbi psichici danno spesso tutta una serie di disturbi corporei (cefalee, disturbi gastro-intestinali, dermatiti, insonnia ecc…), le cosiddette ‘somatizzazioni’.

Lo stato di profondo rilassamento raggiunto tramite il Training Autogeno risulta particolarmente utile proprio per affrontare questo tipo di problematiche. Per raggiungere lo stato di rilassamento ipnotico desiderato, il Training Autogeno insegna a concentrarsi sulle parti del proprio corpo tramite una concentrazione passiva, ossia una concentrazione che non generi ansie o tensioni. Aggirando tutte le resistenze tipiche della nostra mente cosciente, tutte le rigidità con cui affrontiamo la vita grazie alla nostra ‘parte razionale’, lo stato ipnotico di rilassamento indotto dal Training Autogeno ci permette di entrare in contatto con gli strati più profondi della nostra persona, con la nostra ‘parte emotiva’. In questo modo il Training Autogeno riattiva tutte quelle energie psichiche di cui naturalmente disponiamo, liberando così il corpo da tutte quelle tensioni che generano disagio, e permettendo quindi al ‘sistema mente-corpo’ di ritrovare il proprio equilibrio complessivo.

Concretamente si tratta di ripristinare gli equilibri ideali a livello corporeo e psicologico: ritmo cardiaco, respirazione, ciclo sonno-veglia, e tutti i sistemi di autoregolazione che vengono riportati nella condizione di agire nella maniera più efficace, liberi da qualsiasi condizionamento superfluo.

L’allenamento al rilassamento in cui consiste il Training Autogeno è composto da una serie specifica di esercizi, che devono essere appresi in modo graduale e costante. Man mano che si procede con l’apprendimento della tecnica gli effetti desiderati si producono da soli, in maniera sempre più fluida e naturale.

L’ambito di applicazione del Training Autogeno è molteplice: può servire per lo studio e il lavoro, può affinare le nostre capacità di gestione delle emozioni, aumentare l’autostima, migliorare le nostre performance professionali, curare i disturbi più comuni su base psicosomatica.
In particolare, integrato in un contesto più ampio di psicoterapia, il Training Autogeno costituisce uno strumento molto utile per perseguire i seguenti obiettivi:

  • Controllo e gestione dello stress;
  • Controllo delle reazioni emotive eccessive;
  • Autoinduzione di calma;
  • Recupero di energie e superamento della stanchezza;
  • Contrasto dell’insonnia;
  • Potenziamento di concentrazione e memoria;
  • Contrasto di abitudini indesiderate legate allo stress (fumo, alcool ecc…).

Analisi Transazionale

Quando necessario e opportuno, integro l’approccio strategico con il metodo dell’Analisi Transazionale (AT) ad orientamento psicodinamico per affrontare problematiche relative alla sfera emotiva e del ‘profondo’.

L’Analisi Transazionale è una teoria della personalità e una psicoterapia sistematica orientata alla crescita e al cambiamento della persona. Si è sviluppata negli Stati Uniti negli anni Cinquanta del ‘900 ad opera di uno psichiatra di formazione psicoanalitica: Eric Berne.

I principi dell’Analisi Transazionale sono fondamentalmente tre:

  1. OKNESS: secondo il quale ogni persona ha in sé stessa le potenzialità per cambiare;
  2. DECISIONALITÀ: secondo il quale ogni persona può decidere e ridecidere le scelte della propria vita ed avere sempre più spazi di autonomia;
  3. CONTRATTUALITÀ: secondo il quale ogni persona è in grado di concordare delle mete, degli obiettivi e dei progetti.

Secondo l’Analisi Transazionale la motivazione di base di ogni persona è la ricerca di relazioni: ognuno di noi, cioè, per crescere in modo sano ha bisogno di relazione, come un vero e proprio bisogno biologico – che in termine AT si chiama ‘fame di carezze’ –.

L’Analisi Transazionale individua nella persona la presenza di tre stati psichici distinti denominati ‘stati dell’Io’; in particolare lo stato dell’Io Genitore – che ricorda le figure genitoriali –, dell’Io Adulto – che valuta in modo autonomo e obiettivo la realtà – e dell’Io Bambino – che si riattiva nel qui e ora ma che è stato vissuto per la prima volta nell’infanzia –. Per l’Analisi Transazionale la patologia insorge quando questi tre stati interferiscono in modo negativo; la salute quando questi tre stati agiscono in modo armonioso ed equilibrato. (Per approfondire, leggi anche qui)

Meta dello sviluppo umano, e quindi di un percorso terapeutico riuscito, è il raggiungimento dell’AUTONOMIA personale, ossia la capacità di essere:

  • CONSAPEVOLI, capaci cioè di vedere sentire e provare le sensazioni in modo autentico, come farebbe un bambino;
  • SPONTANEI, capaci cioè di reagire liberamente, senza condizionamenti;
  • INTIMI, capaci cioè di instaurare relazioni con gli altri che non siano basate sullo sfruttamento e sulla manipolazione.

 Solo così, si può aspirare a vivere come scrive Eric Berne:

“Voglio amarti senza aggrapparmi a te, voglio apprezzarti senza giudicarti, voglio essere con te senza invaderti, invitarti senza comandare, averti senza sensi di colpa, criticarti senza incolparti, aiutarti senza insultarti, se posso avere la stessa cosa da te, allora possiamo veramente, incontrarci e arricchirci reciprocamente.”

EMDR

Che cosa è l’EMDR e perché viene definito ‘la chiave che apre i giardini della nostra memoria’?

Dall’inglese Eyes Movement Desensitization and Reprocessing, ossia Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari, l’EMDR è un trattamento psicoterapeutico utilizzato per alleviare lo stress associato ai ricordi di origine traumatica; in particolar modo, è indicato per tutte quelle esperienze che hanno un impatto emotivo così intenso e negativo da impedire alle persone di continuare a vivere e ad essere come prima. Dal greco le parole ‘trauma psicologico’ significano ‘ferita dell’anima’, ossia una lacerazione interiore, un danno emotivo profondo che rischia, se non metabolizzato, di generare disturbi di natura psicologica anche molto gravi.

Nel Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali DSM-IV (2013), redatto dall’American Psychiatric Association, troviamo la definizione di DSPTDisturbo Post Traumatico da Stress – per definire quella condizione di ‘paura, senso di vulnerabilità e orrore’, in cui vive la persona e che è associata al ricordo del grave trauma subito e che ha minacciato la sua integrità fisica e psicologica.

Ciò che va a modificare un trauma psicologico, non sono solo le emozioni, gli atteggiamenti e le relazioni: la vera novità scientifica, ormai dimostrata da numerosi studi all’avanguardia nel campo della neurobiologia, è che l’evento traumatico, sia di natura più grave che di minore importanza, va a modificare il cervello stesso. Ecco cosa accade a livello cerebrale: così come siamo dotati di un sistema immunitario che provvede a guarire le ferite di natura fisica, così siamo anche dotati di un naturale sistema di riparazione per le ‘ferite dell’anima’. Quando cioè viviamo un trauma, questo non viene cancellato ma rielaborato dalle nostre reti neurali in modo adattivo, permettendoci di andare avanti ed attingere a nuove risorse interne. Il passato, in questi casi, resta nel passato e noi possiamo continuare il cammino della nostra vita. Tuttavia, non tutti i traumi psicologici vengono metabolizzati e risolti: in altre parole, è come se, in certi casi, il nostro cervello non riuscisse a mettere in atto quel processo di autoguarigione della ferita emotiva, integrando quel vissuto negativo insieme a tutti gli altri in modo adattivo. Viceversa, in questi casi, il trauma rimane irrisolto e diventa parte integrante di un vero e proprio circolo vizioso di pensieri, emozioni e sensazioni corporee disturbanti. Possiamo immaginare i ricordi traumatici non risolti come congelati e isolati dal resto delle reti neurali del nostro cervello; ciò è addirittura confermato dagli studi di neuroimaging che hanno evidenziato come a differenza dei ricordi non traumatici, i ricordi di natura traumatica rimangono collocati soprattutto a livello dell’emisfero destro, separati dai ricordi positivi.

Date queste evidenze scientifiche, il metodo EMDR nasce con lo scopo di favorire una migliore comunicazione tra i due emisferi cerebrali attraverso delle stimolazioni oculari che si basano su un processo neurofisiologico naturale, simile a quello che avviene durante il sonno REM (Rapid Eyes Movement). Attraverso dei semplici movimenti oculari, o stimolazioni alternate destra-sinistra, il terapeuta aiuta il paziente a elaborare il ricordo traumatico, tanto che dopo l’EMDR il paziente pur ricordando ancora l’evento, sente che tutto ciò fa parte del passato ed è integrato in una prospettiva più adulta. Dopo una o due sedute i ricordi disturbanti legati all’esperienza traumatica si modificano: il cambiamento è molto rapido e ciò indipendentemente dagli anni che sono passati dall’evento, i pensieri intrusivi diminuiscono e le emozioni e le sensazioni fisiche si riducono di intensità.