Ipocondria

L’ipocondria è la paura di essere affetti da una malattia fisica.

Secondo un vecchio proverbio Yiddish ‘una malattia immaginaria è peggio di una malattia reale’; e ancora, per il famoso filosofo Kant ‘l’ipocondriaco si immagina di avere tutte le malattie di cui sente parlare’.
Ma che cosa è veramente l’ipocondria? Com’è possibile riconoscere chi soffre di questa malattia o capire di soffrirne in prima persona?
L’ipocondria, per definizione, è la paura delle malattie; una paura che tuttavia spesso di trasforma in una vera e propria ossessione e convinzione di essere affetto da una grave patologia. Le malattie sulle quali la fissazione ipocondriaca si orienta maggiormente sono in genere quelle verso le quali la medicina ha mostrato maggiori limiti, sia preventivi che terapeutici: tumori, gravi malattie virali, sclerosi multipla, infarto. Non ci si fissa sull’influenza o il raffreddore e nemmeno sul morbillo o la varicella, ma solo su quelle malattie con lento e sofferto decorso fino alla morte, oppure per quelle imprevedibili e rapidamente mortali.
Nell’ultimo secolo il grande sviluppo della scienza e della medicina ha portato ad una conoscenza approfondita dell’organismo umano e delle sue patologie, e ha permesso di sconfiggere o comunque di combattere molte malattie, grazie all’attenzione alla prevenzione e alla diagnosi precoce e grazie agli sviluppi della chirurgia e della farmacologia. D’altra parte, la battaglia contro certe malattie come il cancro, l’AIDS o l’infarto, rimane ancora aperta, incrinando la bella illusione di poter sconfiggere qualunque male, di poter guarire qualunque malattia.
Purtroppo non tutte le persone riescono ad accettare questa realtà, e vivere serenamente la loro vita nonostante esista sempre la possibilità di ammalarsi di una malattia incurabile. Per esse la preoccupazione per la salute si trasforma in una vera e propria ‘fissazione malata’: la loro vita finisce per diventare un’estenuante ricerca di una malattia, attraverso l’ascolto continuo del corpo – effettuando cioè dei veri e propri check-up –, e sottoponendosi a ripetuti esami diagnostici e consulti medici specialistici. Ma ciò che caratterizza questo disturbo e lo rende così insidioso è che più gli esiti degli esami sono negativi più la persona si convince che il suo male è talmente oscuro e subdolo da sfuggire agli esami stessi, e che quindi occorre farne sempre di nuovi. Oltre a questo le persone ipocondriache tendono a parlare molto del loro malessere e sono sempre alla ricerca di informazioni sulla malattia temuta, nelle riviste, in televisione, su internet: e troppo spesso si tratta di pseudo-informazione. Ecco che la persona è entrata nella spirale perversa dell’ipocondria.
Tutte queste – auto check-up, controlli medici, ricerca di informazioni – sono soluzioni che anziché aiutare la persona ad uscire dall’ipocondria non fanno che aggravare la situazione. In effetti più la persona ascolta il proprio corpo per essere pronta a rilevare anche i più precoci sintomi di malattia più finisce nella trappola del ‘chi cerca trova’: infatti, tenere sotto controllo i fenomeni fisiologici spontanei del nostro organismo finisce per alterarli, alterazioni che aumentano la paura iniziale, che a sua volta non fa che incrementare le reazioni fisiologiche alterate… tanto che alla fine si può scatenare un vero e proprio attacco di panico. Allo stesso modo più la persona cerca informazioni mediche o parla con gli altri per avere delle rassicurazioni più finisce per alimentare i propri dubbi e le proprie paure, perché parlare delle proprie paure è come dare un fertilizzante speciale ad una pianta: la facciamo crescere ancora di più. Se poi il disturbo si protrae nel tempo, si osservano delle reali somatizzazioni, effetto del continuo stress da ansia elevata a cui la persona sottopone il proprio organismo. Ciò che accade è che, paradossalmente, l’ossessione di cercare un problema fisico inesistente finisce per produrre realmente disfunzioni organiche. La persona, cioè, costruisce, mediante gli effetti della sua fissazione ipocondriaca, ciò che poi subisce.
Ciò che rende questa forma patologica fobica estremamente gravosa è che la persona si trova senza via di scampo, perché non può evitare in nessun modo il motivo della sua paura. Qui, infatti, vale ciò che scriveva Seneca – ‘i mali che fuggi, uomo, sono dentro di te’ –, e a nessuno è concesso di evitare la peggiore delle compagnie: quella con sé stesso.
Ma allora come è possibile uscire da questa fissazione tanto invalidante? Come possono le persone essere aiutate a ritrovare la loro vita visto che, come Buddha scriveva ‘vivere nella paura non è più vivere’?
Grazie alla ventennale esperienza del Centro di Terapia Strategica di Arezzo diretto dal prof. Giorgio Nardone, sono stati messi a punto protocolli specifici di trattamento per le diverse patologie; uno tra i primi è stato proprio quello nei confronti dell’ipocondria che ha mostrato fin da subito una grande efficacia ed efficienza.
Curare l’ipocondria è possibile. Uscire da questa trappola infernale è possibile.
Bloccando le usuali tentate soluzioni disfunzionali di una persona che soffre di ipocondria – parlare delle proprie paure, fare ripetuti esami medici e consulti specialistici, controllarsi costantemente –, e unendo a ciò l’applicazione di stratagemmi terapeutici – che in questo caso si riferiscono alla massima per cui ‘evocare il fantasma delle proprie paure volontariamente e poi toccarlo lo fa svanire’ –, la Terapia Breve Strategica aiuta le persone a sconfiggere questa malattia immaginaria dagli effetti drammaticamente reali e a ritrovare finalmente in breve tempo la piena serenità.

Ilaria Artusi
L'autrice: Ilaria Artusi
Psicologa e psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Breve Strategica, training autogeno ed autoipnosi. Svolgo attività di consulenza clinica, sostegno psicologico e psicoterapia rivolta al singolo, alla coppia e alla famiglia. Tengo cicli di incontri di divulgazione psicologica rivolti a un pubblico di non specialisti.

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