Shopping compulsivo

Lo Shopping compulsivo è la sfrenata necessità di acquistare cose senza un reale bisogno.

Come ogni anno, dopo le feste natalizie, iniziano i tanto attesi saldi, e come ogni anno in molti si ‘precipitano’ finalmente a comprare quell’oggetto o quel vestito altrimenti prima inavvicinabile. Non sono pochi in effetti i servizi televisivi che mostrano le lunghe file che le persone sono felicemente disposte a sopportare per entrare in quel negozio – in genere di abbigliamento o di elettronica –, file che da qualsiasi altra parte sarebbero difficilmente tollerabili. Ma per lo shopping c’è sempre tempo e pazienza, e il motivo di questo è la grande felicità di portarsi a casa quell’oggetto tanto desiderato e per il quale magari risparmiavamo da tempo. E’ quindi per molta gente un bel periodo, un momento di ‘occasioni’ e, perché no, di ‘sfizi tolti’.
Ma se questo vale per la maggior parte delle persone, non è altrettanto vero per coloro – e purtroppo non sono in pochi – che dello shopping fanno una vera e propria malattia, una compulsione irrefrenabile. Sì perché ci possiamo ammalare anche di shopping e quando questo avviene cadiamo in un vortice pericoloso, in un circolo vizioso dal quale è sempre più difficile uscire. Chi soffre di questa malattia è dominato da un impulso irrefrenabile a comprare: che si tratti di acquistare un oggetto, un abito o una qualsiasi altra cosa non importa, l’importante è comprare. In generale, quando parliamo di compulsioni, intendiamo tutte quelle azioni messe in atto dalla persona per alleviare una profonda ansia: in particolare, si tratta di azioni ripetute più e più volte e sempre nello stesso modo, che prendono la forma di veri e propri rituali.
Controllare ripetutamente di aver chiuso il gas, ad esempio, elimina l’ansia che possa accadere qualcosa di brutto; verificare più volte di non aver commesso un errore sul posto di lavoro allevia l’angoscia di poter sbagliare ed essere responsabile di un eventuale danno, così come pulire compulsivamente la casa aiuta a combattere la paura di eventuali contaminazioni esterne. Se analizziamo bene le suddette compulsioni notiamo come queste siano accumunate dal fatto di essere messe in atto dalla persona perché non in grado di gestire una sua paura.

Ma nel caso dello shopping compulsivo – per quanto si tratti di una vera e proprio compulsione – non è la paura ad esserne alla base quanto, invece, il piacere; qui la persona prova l’ansia di non saper gestire un piacere di fronte al quale non riesce a resistere. Non riesce cioè a concedersi il ‘piacere’ di acquistare qualcosa e a goderne fino all’acquisto successivo ma è ‘divorata’ dall’impulso di comprare una cosa dietro l’altra e spesso di grande valore. Quando il demone dello shopping compulsivo si impossessa di loro, queste persone tendono ad abbandonarsi a lui per poi pentirsene una volta che, rientrando a casa, si rendono conto di aver acquistato cose molte delle quali inutili e di aver speso l’intero stipendio. Ecco allora che si promettono di non cadere più in questa trappola: per alcuni giorni fanno ‘digiuno’ di acquisti, cercando di resistere faticosamente al loro impulso, – e cercano di farlo nascondendo i soldi per non esserne attratti o non uscendo di casa o dal lavoro fin quando i negozi rimangono aperti –. Ma come vale per qualsiasi altra forma di piacere – alimentare, sessuale o di gioco –, ‘più si cerca di rinunciarvi e più il piacere diventa irrinunciabile’. In altri termini, quando è la sfera del piacere a dover essere gestita, per far sì che con essa si stabilisca e si mantenga nel tempo un rapporto sano, vale la massima: ‘il piacere se te lo concedi potrai rinunciarci, ma se non te lo concedi sarà irrinunciabile’.
E questo in effetti è vero per qualsiasi tipo di piacere. Prendiamo ad esempio il caso di una persona che voglia perdere del peso: in genere la prima cosa che tenta di fare è rinunciare al cibo ‘buono’, quello che di solito viene bandito in qualsiasi tipo di dieta; per qualche settimana riuscirà a farne a meno e seguire le rigide regole alimentari ‘restrittive’; ma dopo un po’ non potrà più resistere e così si troverà ad abbuffarsi proprio di quelle cose buone che da settimane aveva resistito a non mangiare. Ma in effetti è proprio la restrizione a preparare l’abbuffata; e questo accade anche per il piacere sessuale così come per il piacere del gioco e dello shopping. La terapia può aiutare la persona a ritrovare la capacità di concedersi un piccolo piacere ogni giorno per evitare la totale restrizione e conseguentemente l’abbuffata – che sia alimentare, sessuale, legata al gioco o agli acquisti –. Nel caso specifico dello shopping la persona dovrà essere aiutata a trasformare quella che è una sua compulsione sfrenata in un piacevole momento, ritrovando così un sereno rapporto con questo ‘piacere’ e in generale con sé stessa.

Ilaria Artusi
L'autrice: Ilaria Artusi
Psicologa e psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Breve Strategica, training autogeno ed autoipnosi. Svolgo attività di consulenza clinica, sostegno psicologico e psicoterapia rivolta al singolo, alla coppia e alla famiglia. Tengo cicli di incontri di divulgazione psicologica rivolti a un pubblico di non specialisti.

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